02/10/2007 - I rappresentanti della piccola impresa delusi dalla manovra finanziaria varata dal Governo



IL PRESIDENTE DELLA CONFCOMMERCIO ESPRIME FORTI PERPLESSITA' IN MERITO ALLA MANOVRA FINANZIARIA VARATA DAL GOVERNO.

Secondo Carlo Sangalli, Presidente Nazionale della Confcommercio, con il testo approvato dal Consiglio dei Ministri non viene affrontato con la necessaria decisione il nodo del controllo, della riqualificazione e anche della riduzione di una spesa pubblica troppo spesso scarsamente produttiva. La pressione fiscale resta su livelli troppo elevati., con una modestissima riduzione, dal 43,1% al 43°; a fronte di una crescita del Paese che sta diventando lentissima (1,5% secondo le stime del Governo).
La necessità di riforme strutturali in tutti i grandi comparti della spesa pubblica, dalla previdenza alla sanità, dal pubblico impiego alla finanza centrale e territoriale, contenute peraltro nel Dpef dello scorso anno e riprese dal libro Verde sulla Spesa pubblica predisposto dal ministro dell’Economia, non viene affrontata.
Ciò dimostra che, sempre secondo Sangalli, quando si passa dai documenti programmatici alle scelte operative, le buone idee vengano in gran parte accantonate. «Serve invece contestualità tra controllo e riduzione della spesa. Contrariamente a tutto ciò si sta delineando uno scenario in cui il più che positivo andamento delle entrate sta finanziando nuova spesa pubblica».
Il documento varato dal Governo risente, prosegue Sangalli, della mancanza di consapevolezza secondo la quale la spesa sociale italiana è, già oggi, troppo squilibrata in direzione della spesa previdenziale e poco rivolta alle politiche attive per il lavoro. «Non convince la scelta di spendere tanto per il superamento dello “scalone” così come non ci trova d’accordo la cancellazione del lavoro a chiamata. Un vero e proprio restringimento degli spazi di flessibilità nel mercato del lavoro quando, invece, si sarebbe potuto benissimo lasciare alla contrattazione collettiva il compito di meglio governare l’uso di questi istituti».
Una buona scelta di semplificazione, invece, conclude Sangalli, «è il “forfettone” per le imprese a basso reddito così come lo sono la sforbiciata all’Irap e la riduzione dell’aliquota Ires a fronte della rideterminazione delle basi imponibili. Ma, appunto, si tratta di buone semplificazioni, e non di scelte di riduzione della pressione fiscale a favore delle imprese. Infatti, il vincolo di riferimento per tutte queste misure è l’invarianza del gettito tributario atteso. Purtroppo, però, la tregua fiscale non basta».